COME RECUPERARE IL RAPPORTO DI COPPIA
RELAZIONI DI COPPIA E PSICOTERAPIA
I rapporti affettivi, per noi tutti, rappresentano una importantissima area di crescita, di espressione e di maturazione. È inimmaginabile la nostra vita senza la dimensione relazionale ed affettiva.
Ma non è cosi facile. Oltre alle emozioni più piacevoli ed appaganti nelle relazioni emergono anche le nostre sofferenze, le insoddisfazioni, le conflittualità e, a volte, le esperienze più dolorose.
I rapporti di coppia sono tra i legami affettivi più importanti che instauriamo nella nostra vita e sappiamo che non è affatto facile praticarli e viverli. Sappiamo che sono tutt’altro che scontati… e se li diamo per scontati muoiono senza accorgercene…
SPESSO LA RELAZIONE DI COPPIA È SOLO “BLOCCATA”
A volte le relazioni di coppia giungono a termine perché hanno esaurito il potenziale costruttivo ed evolutivo.
Molto più spesso, invece, le relazioni hanno bisogno di riprendere a funzionare in modo positivo oppure devono trovare un livello nuovo, una modalità diversa di sentire e di interagire.
In questi casi la coppia è “bloccata” e non riesce ad esprimersi nel suo potenziale. La relazione si trova arenata, ferma in meccanismi oscuri che fanno sentire entrambi impotenti, senza via di uscita. In questi casi, si verifica sovente che ciascuno rivendichi i propri diritti e le proprie ragioni verso l’altro. Ciascuno ha la sensazione di essere incompreso e di non riuscire ad arrivare realmente e profondamente all’altro partner. Ci si trova cioè in una impasse che agisce negativamente sul legame provocandone distruzione o allontanamento.
Da cosa dipendono questi blocchi, questi meccanismi di arresto così invisibili ed insidiosi?
Ebbene, noi tutti abbiamo una impostazione di base, una tendenza, una modalità profondamente acquisita che scatta automaticamente nelle relazioni affettive importanti. In Psicologia questa impostazione relazionale viene chiamata Stile di Attaccamento.
Dagli studi di alcuni importanti ricercatori, a partire da John Bowlby, risulta ormai chiaro che le relazioni affettive adulte sono condizionate dalle esperienze positive e/o traumatiche vissute nella prima fase della vita. Molti dei vissuti e delle percezioni che abbiamo di noi stessi sono infatti riconducibili ai primi legami di attaccamento; anche i livelli di fiducia e di sicurezza che portiamo con noi, la capacità di sostenere le separazioni, la possibilità di scegliere partners amorevoli e la capacità di poter loro affidare le nostre emozioni, sono stati acquisiti anche grazie alla presenza e alla rispondenza materna nei primi mesi di vita, alle risposte positive ricevute nella fase di attaccamento. Le esperienze infantili negative renderebbero quindi più vulnerabili alle esperienze negative successive; mentre le esperienze positive consolidate porterebbero ad un atteggiamento positivo e di fiducia nei rapporti affettivi adulti.
Poiché ciò che accade in questo processo è importantissimo vorrei riassumerlo e descriverlo nel modo più semplice possibile.
- Nella prima fase della nostra esistenza viviamo una condizione di “Attaccamento” verso la madre. Questa capacità di attaccamento non solo preserva la vita e la sopravvivenza ma è, nel contempo, uno Stadio che ha il potere di fondare le basi del senso di Se stessi, di Sicurezza e di stabilità. La presenza delle figure protettive (genitoriali) permette di ridurre le paure, è l’antidoto naturale a qualunque angoscia e inquietudine interne. Nella fase di attaccamento i bambini sono fiduciosamente protesi verso l’esterno; ogni bisogno può essere espresso in modalità preverbali: le richieste non possono essere espresse verbalmente ma sono comunicate in altre modalità corporee (come ad es. protendersi, gridare, piangere)e le madri hanno una straordinaria capacità di decodificare questi segnali per appagare al meglio i bisogni dei piccini. Questa rispondenza dei genitori all’attaccamento e ai bisogni di questa fase consolida nel neonato basi interne di sicurezza, di fiducia e di protezione (sia in se stesso che nella percezione del mondo circostante). La rispondenza del genitore dà conferma in termini di vissuto di “efficacia” e di “adeguatezza” delle proprie espressioni ; l’esperienza di come e quanto le nostre richieste siano efficaci, utili, ascoltate, importanti, lascia traccia interna indelebile nel “senso positivo di noi stessi”.
- Quando questa rispondenza non si verifica a sufficienza abbiamo una riduzione dei risultati anzidetti. Si riduce cioè la fiducia di un mondo esterno accogliente e confortevole, viene meno la certezza di ottenere ascolto e di ottenere risultati positivi dai propri sforzi. In questi casi il piccolo ed ancora fragile mondo interno del bambino tende a sviluppare due forme diverse di difesa e di risposta alla frustrazione. Fondamentalmente trattasi:
- di una modalità chiamata EVITANTE
- di una modalità chiamata ANSIOSA.
Queste forme di difesa diventano dei veri e propri modelli che nelle future relazioni adulte tendono a ripetersi automaticamente
- Nella modalità “Evitante” (Stile di Attaccamento Evitante) il bambino interiorizza la sfiducia di avere qualcuno rispondente ai propri bisogni ” …non ci sarà nessuno a capirmi; …nessuno ci sarà mai per me; …nessuno mi aiuterà veramente; …devo fare affidamento esclusivamente su di me; …posso contare solamente su me stesso”. Questa posizione comporta una contrazione o un congelamento dei bisogni personali e comunque la difficoltà di mostrarli ed esprimerli. Nelle relazioni adulte ci può essere ad esempio la tendenza ad allontanarsi dai rapporti e dalle situazioni che possono minacciare l’autonomia personale.
- Nel modello “Ansioso” (Stile di Attaccamento Ansioso) invece i rapporti sono vissuti ma con la costante paura di essere abbandonati. Nel tentativo di superare l’insicurezza, vengono sviluppati meccanismi di continuo controllo dell’altro; c’è il bisogno di controllare che l’altro ci sia ancora, che ci sia veramente. Il vissuto di fondo, di precarietà del rapporto tende a generare atteggiamenti di sfiducia e ad interpretare i comportamenti del partner come segnali di distacco, di assenza e di abbandono.
PSICOTERAPIA DI COPPIA – La nascita del rapporto
In ogni legame affettivo adulto, in ogni rapporto di coppia, ritroviamo quindi il tracciato, delicato e complesso, della Fase di Attaccamento di entrambi i componenti. Il tracciato, il modello di ciascun partner si combina e si fonde con quello dell’altro per costituire un movimento a due che Sue Johnson definisce “danza della coppia”.
In realtà, i motivi che a ciascun componente appaiono come “cause” dei loro problemi, sono schermi isolanti, emozioni che tengono la coppia in stallo e lontana dalle paure e dalle emozioni più profonde.
Nella psicoterapia di coppia, il terapeuta(esperto in queste dinamiche emozionali ) sa individuare il processo disfunzionale della coppia, sa individuare i circoli viziosi negativi che impediscono il rapporto vero ed appagante. Entrambi i componenti della coppia possono:
_in primo luogo comprendere ciò che accade veramente (“oltre” e “al di là” del problema apparente);
_in secondo luogo la psicoterapia permette di dare compimento, all’interno della coppia, ai sospesi emozionali personali dei partner. Ciò consente ad entrambi di destrutturare gli automatismi penalizzanti e di praticare una modalità nuova di essere in Coppia, di “essere Coppia”.
Durante la psicoterapia, infatti, la coppia può ben presto scoprire qual è l’impedimento, il vero problema, di cui entrambi sono vittime. La coppia stessa risulta molto sollevata e alleggerita quando riesce a cogliere, ad individuare la mappa di “dove” e “come” la relazione si inceppa per rimanere intrappolata in una spirale negativa.
Questa fondamentale comprensione immette in uno spazio, nuovo per entrambi, di comunicazione e di coinvolgimento. Si tratta di un passaggio per certi aspetti delicato e difficile ma, per altri aspetti, molto desiderato ed appagante. Infatti, a questo punto, i componenti della coppia possono iniziare a praticare – con l’aiuto e con la partecipazione del terapeuta – livelli più profondi delle proprie emozioni personali e possono anche contattare, accogliere in modo nuovo quelle che provengono dal partner.
Nel fare tutto ciò si cambia, si rinnova, per certi aspetti si fa proprio “nascere” il legame di coppia. Nel contempo, ciascuno dei componenti della coppia ha potuto anche modificare aspetti interni e vissuti più individuali e personali. La psicoterapia di coppia è pertanto, in questo approccio, anche una opportunità per cambiare dei meccanismi individuali: se questi meccanismi personali restassero irrisolti sarebbero comunque destinati ad essere trasferiti da un rapporto all’altro …senza mai trovare soluzione vera.
Dott.ssa Rita Gagliardi
Psicologa Psicoterapeuta